Alla fine anche lui, Giulio Andreotti (1), se n’è andato a 94 anni con la sua scatola nera di segreti di Stato e di misteri.

Come ha detto il presidente Napolitano se da un lato solo la storia potrà giudicare lo statista, dall’altro il giudizio sull’uomo è affidato alla famiglia ed agli amici, ma restano indiscutibili il suo senso dell’umorismo e le capacità di risoluzione e mediazione di cui era dotato.

Riguardo alla sua data di nascita dichiarava: “Sono nato nel 1919 come il Ppi e il Fascismo. Di tutti e tre sono rimasto solo io”.

Quando gli chiedevano degli scheletri nell’armadio rispondeva che se avesse voluto occuparsi di cadaveri avrebbe fatto l’impresario di pompe funebri e ancora: “A parte le guerre puniche sono stato accusato di tutto”.
In termini di paragone di se stesso diceva: “Sono di media statura, ma non vedo giganti attorno a me”. 

Protagonista indiscusso non solo della politica degli ultimi Sessant'anni, ma anche di film e canzoni (2), in questi giorni viene pesantemente condannato dal popolo del web, ma per il divo Giulio non farà molta differenza finire in paradiso o all'inferno.
È in ottimi rapporti con entrambi i boss.

(1) Cfr. la biografia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Andreotti
http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=giulioandreotti

(2) Nel film "Gli onorevoli" del 1963, Totò nel ruolo di Antonio La Trippa fa dire alla moglie "N
on c'è rosa senza spine, non c'è governo senza Andreotti".
Oltre all'apparizione nel film di Sordi "Il tassinaro", Andreotti, intrepretato da Toni Servillo, è protagonista del film "Il divo" del regista Paolo Sorrentino